1 gennaio 2021

Il nome della rosa: il libro di Umberto Eco

Avevo visto il film con protagonista il mitico Sean Connery ed ero curiosa di leggere Il nome della rosa per capire meglio le motivazioni che si celavano dietro alla serie di omicidi.

La lettura non è semplice perché Umberto Eco fa uso di vocaboli inusuali, questo è da stimolo per cercarne il significato sul dizionario. Ho trovato più ostiche le frasi in latino del quale conservo solo alcune reminiscenze scolastiche.

Il nome della rosa: il libro di Umberto Eco


Il romanzo Il nome della rosa

La storia è narrata da Adso da Melk che, ormai anziano, ricorda i fatti avvenuti nell'abbazia benedettina situata nel Nord d'Italia dove giunse al seguito del francescano Guglielmo da Baskerville.

In una fredda giornata di dicembre del 1327 giungono all'abbazia nella quale la notte precedente sembra si sia suicidato il giovane frate Adelmo.

Quando viene ritrovato il corpo di un altro frate dentro una botte si capisce che nel monastero si aggira un assassino che agisce per motivi ignoti. L'abate incarica delle indagini Guglielmo.

Egli ha libero accesso a tutta l'abbazia tranne che alle stanze segrete, situate sopra lo scriptorium, che conosce solo il bibliotecario.

Guglielmo inizia a investigare interrogando i frati. Vengono trovati morti altri frati e le sue deduzioni lo portano a incuriosirsi sempre più alle stanze che custodiscono i libri perché pensa che proprio lì si possa risolvere il mistero.

Nel frattempo giunge all'abbazia la delegazione papale che Guglielmo doveva incontrare per discutere di alcuni tesi. Incontra così l'inquisitore Bernardo Guicol col quale aveva avuto diverbi nel passato. Quest'ultimo pensa che gli omicidi siano opera del demonio e trova come capro espiatorio una povera ragazza del villaggio e un frate.

L'edizione del libro Il nome della rosa consta di quasi 500 pagine ma sono scritte fitte fitte e, visto l'impegno che richiede seguire molti ragionamenti filosofici, ho impiegato un paio di settimane per terminarlo.

Rispetto alla versione cinematografica ho notato alcune cose differenti e, soprattutto, molti approfondimenti che fanno comprendere meglio le ragioni dell'assassino.

Nel film i tre accusati di essere guidati dal demonio vengono messi al rogo mentre qui sono portati presso la corte papale, anche se s'immagina che non vi arrivino vivi. Nel film mancano molti scontri dialettici sulla religione, sulla scelta di povertà, sulla risata che sono fondamentali per dare un senso alla storia.

Per la verità ho trovato piuttosto noiose le pagine che parlano dei vari movimenti religiosi guidati da eretici o da santi, a seconda della loro fortuna, e il racconto delle dispute tra potere papale e temporale e della fuoriuscita del Papa ad Avignone perché appesantiscono parecchio la lettura.

Tutte queste pagine sono utili per comprendere il periodo storico nel quale le vicende si svolgono.

Molti sono i personaggi di questa complessa trama che, per un motivo o l'altro, sono fondamentali per la soluzione della catena di delitti.

Troviamo l'anziano monaco Alinardo da Grottaferrata, che sembra essere ormai pazzo, il bibliotecario Malachia custode dei segreti dell'abbazia, il vicebibliotecario Berengario, l'anziano e cieco Jorge da Burgos che dà l'impressione di sapere tutto ciò che succede.

Altri personaggi importanti sono l'ex eretico dolciniano Salvatore che ha un aspetto poco gradevole e che usa un linguaggio alquanto strano, l'erborista Severino, il traduttore Venanzio e il cellario Remigio.

Su tutti s'innalza Guglielmo con la sua capacità dialettica, i suoi ragionamenti filosofici, le sue conoscenze di medicina e di matematica e la sua abilità nel fare deduzioni e di capire le persone.

Adso rappresenta il giovane inesperto che cerca una guida e che ancora non è sicuro della propria vocazione. Per la propria inesperienza cade nel peccato.

Durante la lettura si dubita di tutti ma ogni volta si capisce di essersi ingannati perché il sospettato muore, solo alla fine viene svelato chi si cela dietro gli omicidi.

biblioteca
@pixabay

Le pagine più belle sono quelle che descrivono il labirinto della biblioteca e il sistema usato per orientarsi all'interno seguendo le lettere impresse sulle porte. Queste lettere rimandano agli argomenti dei libri contenuti nelle varie stanze.

L'abbazia era molto conosciuta perché qui lavoravano molti amanuensi e miniaturisti che copiavano e traducevano libri che altrimenti sarebbe scomparsi.

Altri romanzi che consiglio ambientati nelle biblioteche sono quelli della serie La biblioteca dei morti di Glenn Cooper.

Anche in questo luogo sacro e importante vivevano persone che ambivano al potere o che usavano la loro influenza per ottenere favori particolari da giovani frati e questo penso che sia una delle cose poco piacevoli del romanzo. Cose che sono state raccontate anche da Simonetta Agnello Hornby nel libro La monaca.

Va dato atto a Umberto Eco di essere stato realista nel raccontare queste vicende che da sempre accadono negli ordini religiosi.

Il libro finisce col rogo della biblioteca e la perdita di preziosi volumi, il vanto dell'abbazia che non verrà più ricostruita.

Il messaggio finale Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus vuol significare che al termine dell'esistenza della rosa particolare non resta che il nome dell'universale. La frase è stata presa da un verso del monaco Bernardo Cluniacense che però aveva scritto Roma invece che rosa.

Il suo significato rimanda al fatto che nella realtà si può trovare solo l'universale e non il particolare e che tutto è destinato a scomparire.

Come destinato a scomparire è colui che si è dato tanto da fare per nascondere un libro che a i suoi occhi poteva istigare alla risata e a prendersi beffa di Dio.

Alcune citazioni tratte dal libro Il nome della rosa:

Il riso è la debolezza, la corruzione, l'insipidità della nostra carne.
Il riso libera il villano dalla paura del diavolo, perché nella festa degli stolti anche il diavolo appare povero e stolto.
Ma questo libro potrebbe insegnare che liberarsi della paura del diavolo è sapienza
Da questo libro quante menti corrotte trarrebbero l'estremo sillogismo per cui il riso è il fine dell'uomo!

Queste sono le parole con le quali il colpevole si giustifica davanti a Guglielmo. Non si pente delle sue azioni perché chi pensa di essere nel giusto e non dubita di se stesso spesso finisce per fare del male.

Titolo: Il nome della Rosa
Autore: Umberto Eco
Anno: 1980
Editore: Bompiani
Pagine: 535

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