Ho iniziato la lettura del romanzo Il conte di Montecristo in concomitanza con la programmazione di un viaggio nei luoghi menzionati nel capolavoro di Alexandre Dumas
L'autore pubblicò l'opera a puntate, come si soleva fare all'epoca, a partire dal 1844 e per la trama s'ispirò forse alla biografia di Pierre Picaud.
Il conte di Montecristo: la recensione
Il protagonista è il giovane marinaio marsigliese Edmond Dantès, primo ufficiale di bordo della nave commerciale Le Pharaon, che il giorno del fidanzamento con la bella catalana Mercedes viene arrestato.
Edmond rimane rinchiuso nel castello d'If, uno sperone roccioso al largo di Marsiglia, per 14 lunghi anni. In questo lasso di tempo viene istruito dall'erudito abate Faria, un prigioniero ritenuto folle, che fornisce al giovane la mappa di un tesoro nascosto nelle grotte dell'isola toscana di Montecristo.
I due scavano una galleria per fuggire, ma senza successo ma Edmond riesce a evadere con un espediente fortunoso. Recuperato il tesoro diventa un uomo ricchissimo e inizia a farsi chiamare conte di Montecristo.
Tornato in Francia inizia la sua lenta opera di vendetta verso coloro che lo fecero arrestare e che lasciarono che suo padre morisse in povertà.
Dietro l'accusa di cospirazione vi erano Fernand Mondego, innamorato di Mercedes e ora divenuto conte de Morcerf, Danglars, geloso che Edmond potesse diventare capitano della nave, e il sostituto procuratore Gérard de Villefort che bruciò una lettera che lo scagionava ma incolpava il proprio padre.
Il romanzo di Dumas è un'opera corposa che risulta molto avvincente tanto che tiene incollati alle sue pagine.
All'inizio ero un po' titubante, vista la sua mole, e temevo che fosse come Le confessioni di un italiano di Nievo che è stato arduo terminare.
Le storie dei personaggi di contorno rispecchiano la società di quel periodo fatta di tradimenti, lotte per l'eredità, speculazioni finanziarie e rapimenti da parte dei banditi durante i viaggi in carrozza.
Il conte di Montecristo, grazie alla sua ricchezza, si vede aprire le porte di banchieri, nobili e facoltosi e, nonostante sia ritenuto ambiguo, riceve inviti in società.
Edmond compie proprio una trasformazione e da giovinetto con poca esperienza della vita e fiducioso verso il prossimo diventa un abile manipolatore capace di tessere una spietata vendetta nei confronti di uomini importanti. Come gli orientali non mangia né beve a casa dei suoi nemici!
A proposito delle sue nozze imminenti e della promozione diceva:
Si ha sempre fretta di essere felici
Villefort al contrario era già consapevole che una persona può avere molte facce:
si può essere dolci nella vita privata, probi nelle relazioni commerciali, sapienti nel proprio mestiere e tuttavia molto colpevoli, politicamente parlando
Uno dei personaggi più belli è quello di Valentine de Villefort che accudisce il nonno paralizzato ed è innamorata del giovane Morrel che però non è bene visto dalla sua famiglia.
Molto riuscito il personaggio di Faria:
L'imparare non è lo stesso che sapere: vi sono gli eruditi e gli scienziati, la memoria forma i primi, la filosofia i secondi. [...] La filosofia non s'impara [...] è l'insieme delle conoscenza acquisite e del genio che le applica
Per quanto riguarda il viaggiare è curiosa l'affermazione del giovane Albert:
non vi sono che i pazzi, e gli oziosi come noi che viaggiano
Molto bella la considerazione del conte di Montecristo come a voler dire che si deve aspettare e non fare sfogo pubblicamente ai propri pensieri:
A tutti i mali vi sono due rimedi: il tempo e il silenzio
Il finale chiude perfettamente le vicende narrate con un inno all'amore che nasce inaspettatamente.
l'umana saggezza sta tutta intera in queste due parole: Aspettare e sperare
Unica critica che posso fare a Dumas è quella di denigrare la cucina italiana considerandola una delle peggiori al mondo, avendo viaggiato molto posso dire che altre sono molto meno varie e peggiori per sapori.
Titolo: Il conte di Montecristo (Le Comte de Monte-Cristo)
Autore: Alexandre Dumas
Anno: 1844
Editore: Crescere
Pagine: 1635
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