Nella Firenze del 1505 a capo della Seconda Cancelleria c'è Niccolò Macchiavelli e proprio lui è chiamato a far luce su una serie di atroci delitti.
La presenza di Leonardo Da Vinci e Michelangelo Buonarroti nella storia narrata da Bruno Vitiello è un motivo in più per leggere I delitti dell'anatomista, un giallo ambientato in un'epoca lontana.
I delitti dell'anatomista
Ultimamente scarico ebook sul mio Kindle guardando quelli di maggior successo e Il delitto dell'anatomista m'ispirava per i grandi personaggi coinvolti nella vicenda, ma sono rimasta un poco delusa.
A Firenze viene ritrovato il corpo di un falegname orrendamente mutilato, come se fosse opera di un profondo conoscitore dell'anatomia umana come un dottore o un artista.
Queste sono le conclusioni alle quali arriva il dottor Girolamo Fracastoro e perciò Niccolò Macchiavelli convoca i due più importanti artisti presenti in città: il maturo Leonardo Da Vinci e il giovane Michelangelo Buonarroti.
Le indagini s'indirizzano verso il mondo dell'arte poiché molti in città producono opere per la nobiltà e anche più modesti oggetti come le insegne delle locande.
Mentre s'indaga su chi possa essere l'autore del delitto, viene rapito il piccolo Petruccio, il figlio di una lavandaia.
Dopo che il corpo del bambino viene ritrovato sezionato pare chiaro che l'anatomista, così chiamato per le mutilazioni che impartisce ai corpi, abbia commesso un altro delitto.
Nel romanzo I delitti dell'anatomista le parti più interessanti sono quelle nelle quali viene narrata la vita nei bassifondi della città e quella degli artisti che vogliono creare opere immortali.
Molte pagine risultano al contrario noiose e, soprattutto nei primi capitoli, la trama appare lenta e poco avvincente.
La storia diventa più movimentata e avvincente sul finale quando entrano in scena personaggi femminili, la giovane e procace Agnese sarà quella che porterà a scoprire la verità su questi atroci delitti.
La scelta di ambientare la storia nel 1505 ha permesso all'autore di rendere verosimile la vicenda visto che in quell'epoca Macchiavelli, Leonardo e Michelangelo vivevano a Firenze.
Sin dall'inizio s'intuisce come i due artisti fossero rivali, sebbene Leonardo avesse dalla sua l'esperienza. Mi è piaciuto come è stato presentato il suo personaggio: uomo facoltoso, raffinato, dedito al lavoro e allo stesso tempo protettivo nei confronti del giovane allievo Salaì, che velatamente viene indicato come amante.
Diversamente il giovane Michelangelo appare sottomesso alla volontà del padre e, nonostante abbia già dimostrato la sua grandezza, ancora sembra non aver raggiunto una stabilità emotiva. Il giovane sculture si trova più a proprio agio nel laboratorio piuttosto che tra la gente e non è interessato neppure dalla compagnia femminile.
Si rimane nel dubbio che la rappresentazione di vizi e virtù dei celebri personaggi sia vera o una licenza che si è preso l'autore del libro.
I due sono sospettati da Macchiavelli in quanto esperti di anatomia umana, ma non voglio svelare chi sia l'assassino e, in ogni caso, senza l'intervento della ragazza le due menti geniali non sarebbero arrivate alla verità in tempi rapidi.
In varie parti del romanzo sono citate frasi e poesie scritte dai celebri personaggi, mentre in altre pagine vengono descritte nel dettaglio pratiche raccapriccianti e torture rendendo il libro non adatto a tutti. Sembra che l'autore abbia voluto proprio contrapporre la raffinatezza dei due illustri autori alla rozzezza del mondo del crimine e della giustizia sommaria nella stessa Firenze che è protagonista del romanzo Hannibal.
Titolo: I delitti dell'anatomistaAutore: Bruno Vitiello
Anno: 2010 (ed digitale 2023)
Editore: Giunti
Pagine: 360
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