4 agosto 2023

Il divano di Istanbul: la storia dell'impero ottomano

Il divano di Istanbul è un libro scritto da Alessandro Barbero che ha trascritto i testi delle conversazioni trasmesse nel programma Alle 8 della sera andato in onda su Radio2.

Quello che l'autore comunica è talmente interessante che, a mio parere, dovrebbe essere preso da esempio per lo studio della storia a scuola che talvolta risulta noiosa.

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Il divano di Istanbul: la storia dell'impero ottomano


Il divano di Istanbul di Barbero

Non conoscevo la trasmissione radio e perciò tutto quello che ho letto è stato una piacevole scoperta.

Sin dalle prime pagine il modo di raccontare di Barbero mi ha conquistata sia per le tante curiosità sia per come collega i diversi avvenimenti storici che riguardano l'impero ottomano, divenuto l'attuale Turchia.

Nelle note l'autore ricorda che nel 1515 il sultano Selim il Terribile emanò un decreto che condannava a morte chi si occupava di stampa che perciò per tanti secoli venne proibita.

Il successore fu Solimano il Magnifico che è conosciuto come poeta, arte molto praticata a corte, e riformatore. nbsp;

Il divano di Istanbul racconta la storia dell'impero ottomano che venne fondato nel Trecento da una dinastia turca, gli Osmanli, e che iniziò a espandersi arrivando da Algeri alla Mecca, a Baghdad a Belgrado.

Era un impero multietnico e multireligioso che scelse come capitale l'odierna Istanbul che visitai anni fa apprezzandone la bellezza e l'architettura.

Questo libro mi ha fatto considerare sotto altri aspetti cose che avevo visto come il Topkapi che non è un palazzo, ma un giardino murato con all'interno dei padiglioni collegati tra loro che ricorda un accampamento di tende, alla moda degli antenati delle tribù nomadi.

Molto curioso che i sultani ottomani avessero tanti titoli: califfo, scià, khan, cesare in quanto governavano su tanti popoli differenti lasciando sempre la libertà religiosa, cosa non possibile nell'occidente dell'epoca.

Scrive che persino a Venezia taluni avrebbero preferito l'arrivo dei turchi per rimettere ordine e fare giustizia. Eppure, studiando nei libri di testo quel popolo viene raccontato come di temibili predatori.

All'inizio ho scritto del divieto di stampare e questo ha portato a continuare in Turchia per secoli l'attività della miniatura come ben sa chi ha letto Il mio nome è Rosso di Pamuk.

L'impero ottomano aveva i giannizzeri e la cavalleria della guardia che ricevano uno stipendio ed erano una classe privilegiata assieme a quella degli esperti di legge divina e di diritto.

Leggere questo libro è come fare un ripasso generale della storia degli ultimi secoli, non solo dal punto di vista delle guerre ma anche delle consuetudini e delle tradizioni che hanno avuto un evoluzione.

Un tempo nell'impero ottomano si parlava una lingua che aveva caratteri arabi e che è perciò incomprensibile ai turchi di oggi, visto nel Novecento decisero di adottare i caratteri latini.

Una delle differenze più marcate tra l'impero ottomano e quelli occidentali è che da loro non esistevano la nobiltà o diritti per nascita che venivano tramandati agli ascendenti.

Molto interessante la storia della pirateria che aveva come base Algeri, o meglio la storia dei corsari che in quanto tali avevano l'autorizzazione del loro governo a fare gli assalti alle navi nemiche. Molti prigionieri venivano fatti schiavi e tanti si convertivano e potevano fare carriera, soprattutto se appartenevano a famiglie importanti come il figlio del doge Andrea Gritti.

Proprio in italiano venivano portati avanti i negoziati visto che i turchi comprendevano questa lingua.

Alla metà dell'Ottocento vengono fatte parecchie riforme per modernizzare il paese istituendo tra le tante cose: un esercito, il codice civile, la cartamoneta, l'inno nazionale, la bandiera e la scuola pubblica.

Questo è però anche un periodo buio nel quale gli armeni vengono deportati verso l'interno dell'Anatolia, nel Kurdistan. In queste pagine l'autore non si espone più di tanto nel giudizio e non approfondisce molto questa vicenda che non è conclusa visto che quei popoli rivendicano i loro diritti anche ai giorni nostri.

Nel 1922 l'ultimo sultano va in esilio e viene proclamata la Repubblica con l'arrivo di Mustafà Kemal, ovvero Atatürk, considerato eroe nazionale.

Una delle curiosità che si apprendono è che da quel momento viene dato un cognome ai turchi, che prima avevano solo nome e soprannome, e con la nuova lingua si cerca di rendere più occidentale una Turchia musulmana ma laica.

Il saggio storico mi ha preso sin dalle prime pagine per la bravura dell'autore nel narrare avvenimenti lontani nel tempo e usi e costumi di un popolo che vive tra occidente e oriente.

Titolo: Il divano di Istanbul
Autore: Alessandro Barbero
Anno: 2011
Editore: Sellerio Editore
Pagine: 207

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