20 maggio 2020

Il bambino con il pigiama a righe: il romanzo

Anni fa avevo scelto dalla libreria del mio ex compagno il romanzo Il bambino con il pigiama a righe per fare una lettura più riflessiva rispetto ai romanzi leggeri letti nell'ultimo periodo.

Avevo già visto il film, tratto da questo libro dello scrittore irlandese John Boyne, e devo dire che la trama sostanzialmente sia la stessa.
Trovo che leggere la storia scritta faccia pensare molto di più a quelle tristi vicende perché la mente crea le immagini di ciò che si vede e tutto diventa terribile.

Il bambino con il pigiama a righe: il romanzo


Il romanzo Il bambino con il pigiama a righe


Bruno è il figlio di nove anni di un ufficiale nazista che viene promosso a comandante del campo di Auschwitz dove si trasferisce tutta la famiglia. La vita per loro cambia perché, lasciata Berlino, si ritrovano in mezzo alla campagna senza altre case attorno.
Soffrono molto la situazione proprio Bruno e la sorella Gretel che sono incuriositi da quello che vedono dalle finestre di casa: tante costruzioni circondate da filo spinato e persone e bambini vestiti con un pigiama a righe e un cappello in testa.

Bruno prova a fare domande ma capisce che non è il caso di insistere. Dopo qualche mese, esplorando attorno, si avvicina alla rete e incontra il suo coetaneo Shmuel e così i due iniziano a vedersi tutti i giorni per parlare. In fondo sono due bimbi che si sentono soli e vorrebbero solo giocare!

Il libro Il bambino con il pigiama a righe racconta l'olocausto visto dagli occhi di un bambino tedesco che si pone domande ma si fida dei propri genitori, anche se non capisce quello che sta succedendo. Come ogni bambino pensa ai giochi e agli amici e adora il padre, che quando è con la sua famiglia è buono.
Bruno è anche ingenuo perché crede che tutti abbiano una vita come la sua (bella casa, cibo in abbondanza, vestiti). Anche quando gli dicono che nel campo, che all'inizio credeva una fattoria, ci vivono gli ebrei non si rende conto di quello che accade, ma come potrebbe è solo un bambino.

Bruno è ancora piccolo e neppure sa scrivere o dire alcune parole: Auschwitz diventa Auschit, il Führer Furio, e pensa che il saluto imposto sia un altro modo di dire arrivederci.

L'autore penso che volesse scrivere un romanzo sulla poca coscienza civile di molte persone che accettano le leggi razziali antidemocratiche e le successive deportazioni senza opporsi come avrebbero dovuto.
Diversi personaggi, come la madre di Bruno e la nonna, più o meno apertamente criticano quello che sta accadendo ma non serve a molto.
Il padre è il tipico gerarca che obbedisce agli ordini ma nel libro viene descritto solo il suo patriottismo, mentre quello che ordina di fare si può solo intuire perché non ci sono scene drammatiche, tranne che nel finale.
Non è certo come Se questo è un uomo di Primo Levi dove vengono narrate tutte le atrocità della vita quotidiana in un campo di sterminio.

I soldati con le loro perfette uniformi e gli stivali lucidi si contrappongono ai laceri indumenti dei prigionieri: due divise diverse e Bruno si chiede come si fa a scegliere quale indossare.

Il romanzo è permeato di ingenuità e non vengono descritte le violenze subite dalle persone che Bruno vede, seppure si possano intuire, e perciò risulta una lettura adatta anche ai ragazzini che non devono mai dimenticare quello che è accaduto.
Soprattutto nessuno deve dimenticare che rinunciare alla democrazia è il primo atto per aprire le porte alla dittatura.

Certo la storia è poco verosimile ma è bello pensare che l'amicizia possa nascere spontanea senza chiedersi chi sia l'altro. Sarà utopistico ma vorrei credere a un mondo senza più muri e divisioni e, soprattutto, senza guerre che portano solo morte.

Titolo: Il bambino con il pigiama a righe (The Boy in the Striped Pyjamas)
Autore: John Boyne
Anno: 2006
Editore: Rizzoli
Pagine: 211

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