3 dicembre 2018

La morte a Venezia: Mann racconta il desiderio

Desiderosa di conoscere le opere di Thomas Mann, scrittore premio Nobel per la letteratura, ho preso in prestito in biblioteca La morte a Venezia.
Avevo tanto sentito parlare di questo breve romanzo, sono poco più di 100 pagine, che già dal titolo incuriosisce e che è ambientato in una città magica.

Sono stata due volte a Venezia e l'ho adorata, all'epoca di Mann però doveva essere ben diversa, più autentica seppure già all'ora fosse una rinomata città di villeggiatura.

La morte a Venezia: Mann racconta il desiderio


La morte a Venezia di Thomas Mann



Il protagonista di La morte a Venezia è Gustav, un uomo che viveva per compiere la sua opera letteraria con disciplina e senza distrazioni, anche se sentiva che gli mancava l'estro interiore, quello che porta un artista a essere elevato al rango di grande.
Non amava le distrazioni e si era sempre accontentato dell'idea che una persona può farsi del mondo, senza allontanarsi dalla propria città.
Egli considera il viaggiare un andare contro natura, che bisognava fare solo occasionalmente per precauzioni igieniche.

Un giorno, vedendo un viandante, nasce in lui il desiderio di andare in una città di mare e così parte, dapprima si reca sulle coste Slovene per finire poi nella bellissima Venezia.
La città è frequentata da turisti di tutta Europa, nel suo albergo del Lido soggiorna anche una famiglia polacca.
Gustav è attratto dal loro figlio quattordicenne Tadzio, dai lineamenti perfetti, dalle movenze divine e dalla voce soave.

Il poeta inizia involontariamente a seguire il giovane nel suo girovagare per le calli, lo ammira al mattino sulla spiaggia, lo segue durante tutta la giornata.
Si sente ogni giorno contento solo per poter ammirare tanta grazia e bellezza, trasfigura la sua presenza e la identifica con figure mitologiche dalla bellezza ultraterrena.
Da Tadzio prende l'ispirazione per scrivere, egli pensa che se i lettori sapessero da dove traggono ispirazione gli artisti non amerebbero così tanto le loro opere.

Visto così Gustav si potrebbe considerare un pedofilo, anche se non va oltre l'ammirare e sognare il giovane, iniziando però a curare all'inverosimile il proprio aspetto ormai non più giovane e trascurato in passato.
Il desiderio di ammirare Tadzio lo fa rimanere a Venezia, città colpita da una terribile epidemia di colera: nella putrescente laguna sale un fetore terribile, sui vicoli sale una calura afosa e ripugnante resa ancor più tremenda dall'odore dei disinfettanti, che possono far poco contro il dilagare del morbo.
Partire sarebbe per lui una tortura dell'anima e il distacco sarebbe troppo penoso e non vede altra scelta che rimanere in città.
Così lo sconvolto innamorato non aveva più altro pensiero che inseguire senza requie l'oggetto della sua passione, sognare di lui quando era assente, e, come sogliono gli amanti, rivolgere parole di tenerezza persino alla sua ombra
Tra le pagine c'è il racconto dell'istruzione impartita dal vecchio Socrate al giovane Fedro sul desiderio e la virtù, sulla fervida angoscia che coglie l'uomo sensibile quando i suoi occhi scorgono un simbolo della bellezza eterna, sullo sgomento che afferra l'uomo quando gli appare un corpo perfetto.
La bellezza è l'unica forma dell'immateriale che possiamo percepire coi sensi e che i nostri sensi possono sopportare e la passione spinge a fare cose folli, cercando beneficio dalle circostanze.

Gustav crede nelle coincidenze, così lo smarrimento della sua valigia e il dilagare dell'epidemia lo avvicinano ancor più al suo amato, che inizia ad accorgersi delle sue attenzioni e sembra provocarlo passandogli accanto o guardandolo maliziosamente.
Preso da tanta bellezza il poeta non trova scampo lontano da Venezia ma va incontro a una morte tragica e beffarda.

Lo stile di Mann è semplice e maturo, usa le parole per irretire il lettore nelle sue divagazioni e per arricchire la trama di descrizioni affascinanti, altrimenti risulterebbe monotona.
La descrizione di Venezia è affascinante e al contempo spaventosa, vista come incubatrice di morte per la sua laguna che favorisce il diffondersi delle epidemie.

Il protagonista è un personaggio bizzarro e al principio altero, poi diventa grottesco, viscido e quasi ridicolo.

Il racconto ha un qualcosa di surreale, potremo definirlo un andare incontro alla morte, che attira verso di sé il protagonista.
Gustav ha vissuto un'esistenza piatta, senza prendere iniziative, fuggendo dalle esperienze, accontentandosi di essere conosciuto nella sua città, pur sapendo che il proprio stile letterario andava perfezionato. Aprendosi al mondo trova la risposta a tanti interrogativi, egli scopre dentro di sé il desiderio per un giovane ragazzo, affascinante ma pur sempre troppo giovane per suscitare tale passione.
Gustav stesso sa di fare qualcosa di sbagliato e cerca di nascondere il proprio interesse e di non attirare l'attenzione, ma si rende patetico nei suoi pedinamenti e nel suo voler ringiovanire.
Egli non può tornare indietro agli anni migliori ma solo andare incontro al suo ultimo appuntamento con la morte, che arriva inesorabile e lo accoglie tra le sue braccia.

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Titolo: La morte a Venezia (Der Tod in Venedig)
Autore: Thomas Mann
Anno: 1912
Editore: Einaudi
Pagine: 118

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