16 novembre 2018

Sette anni nel Tibet: Harrer incontra il Dalai Lama

Sette anni nel Tibet è stato scritto da Heinrich Harrer, un austriaco campione di sci e alpinista che, nel 1939, realizza il suo sogno di andare nell'Himalaya e trovare una nuova via per scalare la vetta, ancora inviolata, del Nanga-Parbat.

Nel frattempo scoppia la seconda guerra mondiale, perciò al termine della sua impresa viene rinchiuso dagli inglesi in un campo di prigionia in India, assieme a molti altri europei.
Decide però di fuggire e rifugiarsi tra le tanto amate montagne.

Sette anni nel Tibet: Harrer incontra il Dalai Lama


Sette anni nel Tibet


Harrer in Sette anni nel Tibet racconta la sua prigionia in India. Viene trattato bene, non manca il cibo e quotidianamente fa escursioni per sgranchirsi ma subisce il fascino delle montagne attorno, perciò decide di scappare assieme ad altri prigionieri.

Con il suo compatriota Peter Aufschnaiter riesce, dopo un difficile cammino di duemila chilometri, a raggiungere il Tibet e la sua capitale Lhasa, la città proibita, dove ha l'onore di incontrare e diventare insegnante del Dalai Lama ancora ragazzino.

Questo libro è uno straordinario diario di viaggio che ci illustra l'avventura di questi due uomini, che hanno sfidato il freddo delle montagne, hanno patito la fame ma spinti dal loro spirito di avventura e conoscenza hanno raggiunto luoghi mai visti prima dagli europei.
Attraverso questo racconto, scritto in maniera semplice e mai noiosa, si apprendono molte cose sulle usanze del Tibet dell'epoca, un paese ancora legato a tradizioni medioevali e per certi aspetti restio a modernizzarsi.
Proprio il fatto che il Tibet si sia tenuto lontano dalla politica internazionale, fosse chiuso verso gli stranieri, ha fatto sì che la Cina potesse occuparlo nel 1951 e che l'ONU non sia intervenuto come avrebbe dovuto. Secondo me è spaventoso che uno stato possa essere invaso, possano essere distrutti i monumenti millenari, possa essere cancellata la cultura e nessuno faccia niente!!

Il libro di Harrer parla di quegli avvenimenti vissuti in prima persona e leggere della maestosità del Potala, la residenza invernale del Dalai Lama, di tutti i beni preziosi contenuti nei monasteri e nelle case dei nobili, sapere che tutto è stato saccheggiato o distrutto a colpi di cannone è spaventoso, nessuno dovrebbe passare impunito da questi fatti e nessuno dovrebbe dimenticarli!

Appena entrato in Tibet Harrer si accorge che la gente è restia ad accogliere stranieri, che devono avere un lasciapassare per girare nel paese e perciò camminano solo di notte per farsi vedere il meno possibile, oppure accampano scuse per poter acquistare viveri, che altrimenti non potrebbero comprare.

Le usanze tibetane raccontate da Harrer


Viaggiando attraverso il paese conoscono tante realtà e costumi anche curiosi.
Nel Tibet non esiste la fretta degli europei. Dovete imparare a prendere tempo e a pazientare per arrivare prima alla meta
Nei villaggi o nelle città non ci sono alberghi, ma i viaggiatori vengono ospitati a rotazione dalle famiglie.
Si acconciano i capelli con una treccia, a meno che non siano monaci, i quali sono rasati, o dignitari civili che portano i capelli all'insù.
Molto diffuse solo la poligamia e soprattutto la poliandria, cioè uno o più fratelli sposano un'unica donna, perché essendoci molti monaci le donne sono poche e questa maniera le proprietà della famiglia rimane unita.
I Tibetani considerano il loro corpo privo di valore, senza anima, e perciò dopo la morte desiderano che non ne rimanga traccia. I corpi dei monaci e dei nobili vengono cremati, mentre quelli del resto della popolazione vengono fatti a pezzi con un'accetta e dati in pasto agli avvoltoi, mentre quelli dei più poveri vengono gettati nei fiumi perché siano divorati dai pesci.

Nella città di Lhasa, dal clima ottimo pur essendo in mezzo alle più alte vette del pianeta, Harrer incontra la stima di tutti e inizia a lavorare dando lezioni private e col passare del tempo apporta migliorie ai giardini dei nobili e al sistema idrico della città.
I nobili fanno a gara per sfarzo in stoffe e gioielli, hanno servi, cuochi, scudieri e molte delle loro mogli sono culturalmente evolute, anche se la parità dei sessi è ben lontana.
Il sistema giudiziale non prevede la pena di morte, ma spesso la fustigazione è ben peggiore e provoca una lenta agonia.
I monaci devono rispettare il celibato, ma se vogliono possono abbandonare la tonaca e sposarsi.
Nel Tibet c'è una grande tolleranza religiosa e convivono tranquillamente persone immigrate dall'India o dal Nepal che hanno altre religioni e nessuno tenta di convertirli.
Però i principi del buddismo permeano la vita della nazione e il paese per molti aspetti è rimasto al medioevo, arano i campi usando solo l'aratro, per molte decisioni viene interrogato l'Oracolo di Stato, un medium che parla con Dio e riceve indicazioni sul da farsi, c'è il mago della pioggia, uno stregone che riesce a far piovere davvero nei momenti di siccità.

L'incontro di Harrer col Dalai Lama

Harrer riesce a venire in contatto con la famiglia di origine del Dalai Lama e poi con lo stesso dio-re, come viene chiamato dal popolo.
E' ancora un ragazzo ma esperto di religione, molto istruito, predisposto a imparare le lingue e desideroso di sapere tutto il possibile.
Harrer gli fa da precettore su materie poco conosciute in Tibet, ha il permesso per fotografare e filmare cerimonie religiose, cosa prima impensabile che rendono la sua testimonianza di grande valore storico e spirituale.
Una cosa che lo stupisce è la maturità del ragazzo, riconosciuto come reincarnazione del precedente Lama e cresciuto in solitudine nell'imponente Potala dai tetti d'oro, la residenza invernale, in contato stretto solo col fratello e pochi monaci.
Cresciuto tra quelle mura come una divinità riceve tutti gli onori dal popolo eppure si mantiene umile e semplice, prova emozioni per cose semplici, come la visione di un film, e poi si dimostra molto maturo, per i suoi quattordici anni, nel momento del pericolo per il suo Paese.

Nel brutto momento dell'invasione cinese riesce per poco a sfuggire alla morte, ma diventa esule e Lhasa una città cinese, totalmente differente da come è stata per millenni, e benché il popolo tibetano lotti per l'indipendenza e il Dalai Lama abbia ricevuto il premio Nobel per la pace nel 1989 l'occupazione continua.

Non posso che consigliare la lettura di questo libro, bellissimo racconto di viaggio sulle incantate montagne himalaiane e straordinaria testimonianza della cultura tibetana, ormai perduta a causa dell'invasione cinese.

Titolo: Sette anni nel Tibet (Sieben Jahre in Tibet)
Autore: Heinrich Harrer
Anno: 1952
Editore: Mondadori
Pagine: 437

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