18 luglio 2018

I romanzi di denuncia sociale di Sciascia

Qualche anno fa ho letto due romanzi di Leonardo Sciascia che raccontano la realtà siciliana e vogliono essere un atto di denuncia di un certo modo di fare affari e dell'omertà che ancora sembra esistere.

Sono stata di recente in vacanza in Sicilia e devo dire che da turista non ho vissuto minimamente le atmosfere descritte nei libri che però risalgono a qualche decennio fa e quindi le cose penso siano cambiate.
Per la verità alcuni fatti raccontati potrebbero svolgersi anche in altre zone d'Italia perché il malaffare non ha certo confini.
Consiglio entrambi perché oltre a essere ben scritti rappresentano bene quella realtà.

I romanzi di denuncia sociale di Sciascia



Il giorno della civetta di Sciascia



Il romanzo Il giorno della civetta è stato scritto da Leonardo Sciascia quando il Governo negava l’esistenza della mafia.
Benché sia stato pubblicato nel 1961 rimane un libro attuale perché le ingerenze tra imprenditori, politici e criminalità ci sono sempre, purtroppo e non solo in Sicilia.

L’edizione che ho letto ha sotto il testo moltissime note nelle quali vengono spiegati alcuni modi di dire ed espressioni usate e vengono fornite informazioni sui vari personaggi che stanno interloquendo tra loro in modo da rendere tutto più comprensibile. Certe precisazioni sono però superflue, come se il lettore non capisse parole di uso comune.

In un paese della Sicilia viene ucciso un uomo, Salvatore Colasberna, mentre sta prendendo la corriera la mattina presto. Nessuno però sembra vedere chi è stato, emblematica la domanda del panellaro:
perché hanno sparato?
I carabinieri iniziano le indagini e grazie a una lettera anonima scoprono che la vittima era stata minacciata da qualcuno, ma i fratelli e soci nell'attività edile non dicono nulla. Anzi provano vergogna per essere stati convocati al comando:
niente è la morte in confronto alla vergogna.
Lo stesso giorno scompare anche un uomo che abitava nella strada dalla quale è scappato l’assassino e si teme che possa essergli capitato qualcosa. Infatti è stato ucciso.
Grazie a un confidente e alla capacità del capitano nel far confessare alcuni sospetti sembra che si possa arrestare anche il mandante ma i capimafia sono potenti e trovano sempre una soluzione.

Il romanzo ci fa vedere molto bene come questa organizzazione criminale profondamente radicata nel territorio sia collusa con i poteri economici e politici. Le imprese devo pagare per avere la protezione e così riescono anche ad avere anche gli appalti pubblici e tutto diventa una catena di favori e interessi.

Sciascia però non propone un potere forte e il pugno di ferro ma indagini capillari sui patrimoni per scoprire chi possiede beni e depositi che non dovrebbe avere. Scoprire l’evasione fiscale sarebbe un modo per trovare chi tiene le fila del potere occulto e parallelo a quello dello Stato.
Nel romanzo si vede come anche molti politici siano collusi con la mafia ascoltando ciò che dicono parlamentari e persino ministri. Nel contempo nelle aule parlamentari viene negata l’esistenza della mafia e accusata la sinistra di fare propaganda.

Il capitano Bellodi che conduce le indagini è un uomo di polso, intelligente e perspicace che riesce a capire come si sono svolti i fatti, ma il potere che vuole combattere è troppo radicato e forte, almeno in quell'epoca e pure ora le cose non sono cambiate molto!

Il romanzo si può definire un giallo perché scopriamo poco alla volta come si sono svolti i fatti, i colpevoli e i mandanti e rappresenta anche uno spaccato di vita in Sicilia.
La mafia è radicata nel territorio assieme all'omertà che spinge le persone ad avere avversione per lo Stato e a non collaborare, negando l'ovvietà.
I capimafia sono quelli che hanno il potere perché si approfittano della gente sapendo che nessuno per paura parlerà, ma quello che più è grave è che uomini politici sappiano e anzi siano parte di questo anti-stato.

Il libro si chiude con una nota di speranza del capitano deciso a proseguire la sua lotta contro la mafia a qualunque costo.


A ciascuno il suo di Sciascia


Questo breve racconto giallo inizia nell'estate del 1964 quando il farmacista di una piccola cittadina in provincia di Palermo riceve una lettera anonima che lo minaccia di morte.
Manno ha una vita tranquilla e non ricorda di aver fatto torto ad alcuno per cui non si preoccupa più di tanto dell'accaduto pensando a uno scherzo.
Durante una battuta di caccia viene ucciso assieme al suo amico, il dottor Roscio, e iniziano le indagini per risolvere il caso.
Dapprima si pensa che l'omicidio sia legato a una presunta relazione del farmacista con una donna che frequenta molto il suo negozio, ma l'ipotesi cade nel vuoto.
Gli unici indizi per risolvere il caso sono: la cenere di un sigaro ritrovata nel bosco e la lettera anonima composta con lettere ritagliate dal giornale L'Osservatore Romano dove spicca la parola latina unicuique suum tradotto in: a ciascuno il suo.
Al caso s'interessa il professor Laurana, non per assicurare un assassino alla giustizia ma per desiderio di risolvere il mistero.
Inizia a cercare chi poteva essere in possesso di quel giornale ma la pista cade e neppure la vedova di Roscio, che è convinta che il marito sia morto per colpa del farmacista, gli è molto di aiuto.
Laurana però ad un certo punto fa congetture che lo portano a risolvere il mistero.

Laurana è un professore molto bravo che vive con la madre e sembra poco interessato a storie d'amore, forse per la sua timidezza o la sua ingenuità. L'uomo è molto curioso e per questo si spinge a indagare in cose che forse poteva lasciare come stavano. L'attrazione che prova per la vedova di Roscio, una bella e sensuale donna, lo spingono ad essere imprudente.
Gli elementi che portano a risolvere i delitti che si presentano con carattere di mistero o di gratuità sono la confidenza diciamo professionale, la delazione anonima, il caso. E un po', soltanto un po', l'acutezza degli inquirenti
Proprio casualmente Laurana viene a conoscenza di alcune cose fondamentali per risolvere il caso grazie al suo incontro con un amico deputato al quale aveva chiesto un favore. Sembra che nel loro paese ci fosse qualche persona potente che faceva loschi traffici e approfittasse del potere e che Roscio voleva denunciare, che sia stato il movente?

I personaggi potenti sono parecchi ma Laurana scopre chi possa essere pur non denunciandolo alla polizia, perché pago di avere risolto il caso.

In questa realtà siciliana spicca una forma di omertà che spinge tutti a non dire più del necessario e a tacere molte cose, sconcertante scoprire alla fine che tutti sapevano ma nessuno si sia fatto avanti per parlare con gli inquirenti e fare arrestare il colpevole.
Sembra che i notabili, che si riuniscono tutte le sere al circolo, non facciano che criticare tutti e farsi confidenze sapendo bene che intanto rimarranno tra loro!
Ancor più sconcertante che anche il parroco sappia tutto e si comporti come gli altri lasciando impunito un assassino!

Il racconto A ciascuno il suo è molto avvincente e oltre a essere un giallo è un romanzo che ci parla della realtà siciliana degli anni '60 in cui si dividevano il potere la mafia, i politici e la Chiesa. Le cose oggi sono rimaste uguali? Speriamo di no.


Chi è Leonardo Sciascia


Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto nel 1921. La ma madre proviene da una famiglia di artigiani mentre il padre è impiegato in una delle miniere di zolfo della zona. Trascorre con il nonno e le zie la maggior parte dell'infanzia e già durante gli anni della scuola sviluppa una forte passione per la storia e la scrittura divorando letteralmente i libri.
Nel 1935 si trasferisce a Caltanissetta con la famiglia e s'iscrive all'Istituto Magistrale diventando poi maestro elementare.
Nel 1944 sposa Maria Andronico, maestra nella scuola elementare di Racalmuto con cui ha due figlie: Laura e Anna Maria. Nel 1948, il suicidio del fratello Giuseppe lascia un segno profondo nell'animo dell'autore.
Nel 1952 pubblica una raccolta di poesie e di Favole della dittatura, ventisette testi brevi di prosa.
Dal 1954 si trova alla direzione di Galleria e di I quaderni di Galleria, riviste antologiche dedicate alla letteratura e agli studi etnologici e pubblica il suo primo romanzo Le parrocchie di Ragalpetra.
Con l'uscita del romanzo sulla mafia Il giorno della civetta raggiunge la notorietà.
Dagli anni '70 inizia a scrivere romanzi nei quali partendo da fatti di cronaca nera fa una vera e propria denuncia sociale come in L'affaire Moro o Todo modo.
Negli ultimi anni, segnati dalla malattia, scrive brevi racconti gialli.
Sciascia muore a Palermo il 20 novembre 1989.

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