La cacciatrice di storie perdute è un romanzo che fa riflettere sulla vita, sulle scelte che facciamo, sul peso delle tradizioni e sul coraggio di infrangerle, quando è necessario.
La storia di Jaya non è solo un racconto di delusione e di speranza, ma un viaggio profondo attraverso le generazioni e le radici culturali, dove amore, sacrificio e resilienza si intrecciano in un mosaico di emozioni travolgenti.
La cacciatrice di storie perdute: recensione
Jaya è una donna a cui la vita sembra aver sottratto tutto. Dopo tre gravidanze interrotte e il matrimonio con Patrick che inizia a sgretolarsi, si sente persa, incapace di ritrovare se stessa. In un disperato tentativo di guarire, decide di allontanarsi da New York per andare in India, la terra delle sue origini. Ma quello che inizialmente sembra un viaggio verso il passato, diventa ben presto un cammino verso la propria rinascita.
In India, Jaya viene travolta dai colori, dai profumi e dai suoni di una cultura che non ha mai veramente conosciuto, ma che sembra essere la chiave per comprendere il suo dolore.
Il suo viaggio è un ritorno alle radici familiari, quelle radici che nascondono storie di coraggio e segreti taciuti per generazioni e che la madre non ha mai voluto raccontarle. Proprio qui, in una vecchia casa, Jaya scoprirà una storia che cambierà per sempre la sua vita: quella della sua nonna Amisha, una donna che ha sfidato le convenzioni sociali e religiose per vivere un amore proibito.
Il fedele servitore Ravi, ormai anziano, le racconta la storia di Amisha, ma le fa conoscere le tradizioni radicate in un'India come quella delle caste: lui è un paria e perciò non avrebbe potuto neppure maneggiare il cibo per altre persone.
Il romanzo si svolge su due piani temporali, alternando i capitoli tra la vita di Jaya e quella della nonna Amisha, creando un parallelo che dà una profondità unica alla storia. Mentre Jaya affronta la propria crisi esistenziale, i capitoli dedicati ad Amisha ci immergono in un'India pre-indipendenza, dove le donne lottano non solo contro il sistema patriarcale, ma anche contro un sistema di caste rigido che separa e discrimina.
Il cuore della storia di Amisha è il suo amore clandestino per un uomo che non era suo marito ma con il quale aveva una grande affinità. Un amore che, purtroppo, non potrà mai essere accettato dalla società, ma che rimarrà incancellabile nella memoria della sua famiglia.
La speranza di trascorrere del tempo con l'ufficiale costituiva una violazione delle regole della sua società e cultura.
Questo intreccio tra presente e passato, tra Jaya e Amisha, ci rivela come le cicatrici del passato siano inevitabilmente legate al nostro presente. Le scelte di Amisha, il suo coraggio e il suo sacrificio, sono la base della forza che Jaya dovrà trovare dentro di sé per superare le proprie difficoltà. La maternità, in tutte le sue forme è il tema centrale che lega le due storie: la maternità intesa come forza generatrice, come coraggio di proteggere e nutrire.
Quello che colpisce del romanzo, in vendita su Amazon, non è solo la trama avvincente e il suo intreccio tra passato e presente, ma anche la scrittura dell'autrice, capace di trasportare il lettore in un mondo lontano, sia fisicamente che culturalmente. Le descrizioni dei paesaggi indiani, dei costumi, delle tradizioni e delle contraddizioni sociali sono vivide.
Ho apprezzato in particolar modo il racconto della crescita personale di Amisha che si prodiga per imparare bene l'inglese per insegnare nella scuola del villaggio e poter fare qualcosa per le ragazze destinate a un matrimonio combinato.
La mia gente combatte una battaglia che nessuno dovrebbe mai combattere, quella per la libertà di essere sé stessi.
La scrittura è fluida, ricca di immagini poetiche che rendono la lettura non solo coinvolgente, ma anche estremamente sensoriale. Ogni capitolo fa respirare l'aria calda dell'India, fa sentire il rumore della vita che scorre tra le sue strade affollate e fa assaporare la dolcezza e l'amarezza di un amore che ha il sapore del proibito.
I personaggi sono ben delineati, non solo nelle loro azioni, ma soprattutto nelle loro emozioni. Jaya e Amisha, in particolare, sono donne che si fanno amare e rispettare, ognuna con le proprie debolezze e le proprie forze. La terza donna presente nel racconto è la madre di Jaya, Lena, una donna che non ha mai saputo mostrale affetto, forse per il fatto di essere cresciuta orfana e con una matrigna che la disprezzava. Per questa ragione, appena ha potuto, è immigrata negli Stati Uniti.
chi se ne va ha una motivazione più forte di quella che lo convincerebbe a restare.
L'autrice Sejal Badani, di origini indiane. ha lasciato la carriera di avvocato per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura con grande successo.
Forse la vita non è altro che una sequenza di decisioni con l'aggiunta del "fattore destino".
Lo consiglio a chi ama i romanzi storici, ma anche a chi cerca una lettura che vada oltre la semplice trama. La cacciatrice di storie perdute è una riflessione profonda sulla maternità, la cultura e la resilienza, e una testimonianza della forza invisibile che ci lega a chi siamo, a chi eravamo e a chi possiamo diventare.
La frase che sintetizza il significato di famiglia:
Non è il sangue a fare una famiglia, ma l'amore.
Consiglio anche la lettura del romanzo Il profumo delle foglie di tè ambientato nell'isola di Ceylon in epoca coloniale.
Titolo: La cacciatrice di storie perdute (The Storyteller's Secret)
Autore: Sejal Badani
Anno: 2018
Editore: Newton Compton Editori
Pagine: 432
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